Quinto referendum: cittadinanza, riduzione del tempo minimo di residenza (scheda gialla)

Quinto referendum: cittadinanza, riduzione del tempo minimo di residenza (scheda gialla)

Attualmente, una persona straniera maggiorenne che viene da un Paese fuori dall’Unione Europea può chiedere la cittadinanza italiana solo dopo dieci anni di residenza legale continuativa in Italia.

Il quesito referendario propone di ridurre questo requisito a cinque anni. In pratica, chi vive regolarmente in Italia da almeno cinque anni potrebbe presentare domanda per diventare cittadino italiano, se soddisfa anche gli altri criteri previsti dalla legge (come la conoscenza della lingua italiana, un reddito minimo, e una buona condotta civile).


Perché è stato proposto il referendum

Il referendum è stato promosso da alcune associazioni per i diritti civili e da partiti. L’obiettivo è rendere più semplice e più equa l’acquisizione della cittadinanza per chi vive da tempo in Italia e contribuisce alla società.


Cosa cambierebbe se vincesse il Sì

  • Le persone extracomunitarie potrebbero chiedere la cittadinanza dopo cinque anni invece che dieci.
  • Questo non cambierebbe gli altri requisiti (reddito, lingua, legalità), ma renderebbe più accessibile il percorso.
  • Anche i figli minorenni conviventi con un genitore che ottiene la cittadinanza dopo cinque anni la riceverebbero automaticamente, favorendo l’integrazione familiare.

Secondo l’ISTAT, circa 2,3 milioni di persone oggi in Italia hanno già il permesso di soggiorno di lungo periodo (che richiede cinque anni): molti di loro potrebbero quindi avere diritto a chiedere la cittadinanza in caso di vittoria del Sì.


Le ragioni di chi vota Sì

  • La legge attuale è considerata troppo rigida e ingiusta, soprattutto verso chi è nato o cresciuto in Italia ma non ha la cittadinanza.
  • Ridurre gli anni richiesti riporterebbe la norma italiana a quella storica: per più di cento anni, bastavano cinque anni.
  • Altri Paesi europei, come Germania, Spagna e Francia, hanno regole più flessibili.
  • Il Sì non darebbe la cittadinanza in automatico, ma semplificherebbe il percorso per chi è già integrato nella società.

Le ragioni di chi vota No

  • Alcuni partiti sostengono che la legge attuale è equilibrata e che l’Italia già concede molte cittadinanze ogni anno.
  • Altri pensano che la cittadinanza dovrebbe essere legata a un processo più lungo e profondo di integrazione, per esempio attraverso un intero ciclo scolastico.
  • C’è anche chi critica il metodo del referendum, ritenendo che una riforma così importante dovrebbe passare dal Parlamento e non da un voto popolare.

In sintesi

Se voti , chiedi che la cittadinanza italiana possa essere richiesta dopo 5 anni di residenza regolare (anziché 10), senza cambiare gli altri requisiti.

Se voti No, vuoi che la legge rimanga com’è oggi, cioè con il limite di 10 anni di residenza.