Terzo referendum: contratti a tempo determinato (scheda grigia)

Terzo referendum: contratti a tempo determinato (scheda grigia)

Questo quesito propone di modificare alcune regole introdotte nel 2015 con il Jobs Act, la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi. In particolare, riguarda le motivazioni che i datori di lavoro devono fornire quando assumono una persona con un contratto a tempo determinato, cioè con scadenza prefissata.

Oggi, in base al decreto legislativo n. 81 del 2015, un datore di lavoro può assumere una persona con contratto a termine per un massimo di 12 mesi senza dover spiegare il motivo. Questo significa che l’azienda non è obbligata a fornire una “causale”, ovvero una giustificazione tecnica o organizzativa per l’assunzione temporanea.

Solo dopo il primo anno – se il contratto viene rinnovato – è necessario indicare il motivo per cui non si può offrire un contratto stabile. Esistono comunque delle eccezioni e regole diverse previste dai contratti collettivi di categoria.

Cosa propone il referendum

Il quesito chiede di abrogare (cioè cancellare) le parti della legge che permettono questa flessibilità iniziale. Se vincesse il , i datori di lavoro dovrebbero sempre indicare una causale, fin dal primo giorno, ogni volta che assumono qualcuno con un contratto a tempo determinato, anche se di breve durata.

In sostanza, si tornerebbe a una situazione più rigida, simile a quella che esisteva prima del Jobs Act, quando ogni contratto temporaneo doveva essere giustificato con motivi precisi (es. esigenze stagionali, sostituzioni temporanee, picchi di lavoro).


Le ragioni del Sì

Chi sostiene il ritiene che la normativa attuale abbia aumentato la precarietà nel mercato del lavoro, facilitando l’uso e l’abuso di contratti a termine anche senza vere necessità.

Secondo i promotori, l’obbligo di inserire sempre una causale impedirebbe alle aziende di rinnovare contratti a tempo determinato senza una reale motivazione, limitando così il ricorso a rapporti di lavoro instabili e brevi.

Inoltre, il ritorno a regole più restrittive renderebbe più difficile aggirare l’obbligo di assumere a tempo indeterminato, incentivando le imprese a stabilizzare i lavoratori. Dal loro punto di vista, la flessibilità concessa dal Jobs Act ha portato a un uso eccessivo di contratti precari, spesso usati per tenere i lavoratori in una condizione di incertezza continua.

Secondo alcuni economisti un mercato del lavoro troppo flessibile scoraggia le imprese dall’investire in formazione e innovazione, mentre regole più rigide possono spingerle a puntare su qualità e stabilità.

Anche alcuni partiti politici vedono nel quesito uno strumento per dire basta alla precarietà e dare più dignità al lavoro. Secondo loro, il referendum risponde anche al recente allentamento delle regole voluto dall’attuale governo, che ha nuovamente ampliato la possibilità di usare contratti a termine con causali generiche.


Le ragioni del No

Chi invece è contrario al referendum, e quindi voterebbe No, ritiene che cancellare le attuali norme non migliorerebbe davvero la qualità del lavoro.

Secondo alcuni reintrodurre l’obbligo generalizzato della causale aumenterebbe solo il numero di cause legali tra lavoratori e imprese, riportando il sistema a un clima di maggiore conflittualità e incertezza giuridica, com’era nei primi anni 2000.

C’è anche chi pur criticando l’abuso dei contratti brevi, non sostiene il referendum. Il problema non sarebbe tanto la mancanza di causali, ma l’assenza di regole più efficaci e contratti collettivi più forti, che potrebbero garantire maggiore tutela ai lavoratori.

Secondo altri esponenti politici tornare a regole più rigide in un momento in cui c’è carenza di personale in molti settori sarebbe un errore. Per loro, il vero problema non sono le causali, ma i salari troppo bassi, che dovrebbero essere affrontati con strumenti come il salario minimo e la detassazione dei premi di produttività.


In sintesi

Il secondo quesito del referendum sul lavoro chiede se vogliamo che i contratti a tempo determinato debbano sempre avere una motivazione scritta, anche per quelli di breve durata.

  • Chi vota vuole limitare l’uso dei contratti a termine per ridurre la precarietà e incentivare assunzioni più stabili.
  • Chi vota No ritiene che il cambiamento non migliorerebbe le condizioni dei lavoratori e potrebbe causare più problemi (soprattutto legali) di quanti ne risolva.

Il referendum punta quindi a ridefinire un equilibrio tra tutela del lavoratore e flessibilità per le imprese.