Nella seduta del consiglio comunale del 12 maggio è stato adottato un nuovo regolamento per gli impianti di telefonia mobile a Osnago. Questo sostituisce il precedente regolamento, in vigore dal 2001 (Osnago era uno dei pochi Comuni ad esserne dotato), che non era più in linea con gli ultimi sviluppi tecnologici e normativi. La necessità di una revisione è emersa da una richiesta della società Iliad, presentata nel novembre 2021, per l’installazione di un’antenna telefonica 5G nei pressi del centro commerciale Marasche, al confine col comune di Cernusco Lombardone.
L’opposizione ha usato l’occasione di questo e di tre precedenti consigli comunali (29 luglio, 16 settembre e 21 ottobre 2022) per sollevare un gran polverone, adottando anche comportamenti e parole irrispettosi delle istituzioni. Al di fuori del consiglio comunale, ha diffuso un messaggio di allarme per i possibili impatti dell’antenna sull’ambiente e sulla salute della popolazione. Vediamo di capire come stanno veramente le cose.
Cos’è il 5G?
Con la sigla 5G si indica la quinta generazione nelle tecnologie per la telefonia mobile. Già oggi, molti di noi hanno in tasca dei cellulari abilitati all’uso del 5G. Oltre all’uso tradizionale per comunicazioni tra telefoni cellulari, migliorerà anche l’accesso a internet in zone a bassa copertura (lo stato italiano sta finanziando con soldi pubblici l’installazione delle antenne, in aree dove gli operatori non avrebbero convenienza economica a farlo), e consentirà nuovi servizi di comunicazione tra oggetti (“internet delle cose”), per applicazioni quali telemedicina, logistica e domotica. Servizi utili non solo ai cittadini ma anche allo sviluppo delle nostre imprese.
Le antenne 5G operano a frequenze tali che il segnale è meno “penetrante” rispetto al 4G e viene facilmente bloccato da un qualunque ostacolo. Questo richiede una maggiore densità di antenne sul territorio. Un’altra caratteristica che differenzia un’antenna 5G da una precedente 4G è che il segnale non è più emesso in modo statico su tutta l’area circostante, ma viene indirizzato direttamente verso il dispositivo che sta cercando di connettersi alla rete, per il tempo strettamente necessario. Questo consente una connessione migliore, a fronte di una minore emissione complessiva di onde elettromagnetiche.
Cosa prevede il nuovo regolamento comunale per le antenne?
La legislazione corrente (Dlgs 259 del 2003 e successiva giurisprudenza) individua nelle telecomunicazioni un’area strategica per lo sviluppo del paese. E’ molto difficile per un comune impedire l’installazione di una nuova antenna, ma può regolamentarla per limitarne l’impatto.
Il nuovo regolamento risponde anzitutto a un principio di corretta localizzazione degli impianti (e non, come avveniva in passato, alla definizione di divieti di localizzazione), proprio per evitare di incorrere in contestazioni da parte dei gestori delle reti, sulla base delle norme vigenti, che riconoscono alla estensione della rete di telecomunicazioni una sorta di primato, in nome dell’interesse nazionale. Inoltre stabilisce dei criteri, quali la minimizzazione della esposizione complessiva alle onde elettromagnetiche, la localizzazione preferenziale in aree agricole non vincolate, industriali o lungo le vie di grande comunicazione, la minimizzazione dell’impatto visivo. Il regolamento comprende una “mappa delle localizzazioni”, preparata col supporto tecnico di una società specializzata, che individua sia le antenne esistenti sia i siti per possibili nuove installazioni. L’opposizione – di fatto contraddicendo sè stessa – ha votato a favore del regolamento ma contro la mappa delle localizzazioni.
Il Comune si è disinteressato della questione e della salute dei cittadini?
No. Già durante l’estate del 2022, il Comune aveva preso contatto con la società di consulenza che ha predisposto il regolamento. In parallelo, aveva sollevato la questione dell’installazione di una nuova antenna 5G, sia da un punto di vista sanitario (richiesta di pareri ad ATS Brianza e ad ARPA Lombardia) sia da un punto di vista paesaggistico (richiesta di pareri alla Soprintendenza ai beni monumentali e ambientali e al Parco del Curone). Tutti gli organismi interpellati avevano dato parere favorevole, o si erano astenuti in quanto non competenti in materia. Il parere più importante è quello di ARPA Lombardia, che ha come compito istituzionale la tutela della popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici. Nella sua risposta al Comune di Osnago, ARPA aveva scritto che «non si rilevano condizioni per le quali la realizzazione dell’impianto possa provocare il superamento dei limiti di esposizione e dei valori di attenzione».
Il Comune avrebbe comunque la possibilità di opporsi alla installazione di un’antenna?
A luglio e settembre, il consiglio comunale avrebbe potuto comunque votare per non autorizzare l’installazione della nuova antenna, ma questo lo avrebbe esposto a ricorsi al TAR da parte dell’azienda. A fronte del parere favorevole espresso da ARPA Lombardia, l’azienda avrebbe avuto un’altissima probabilità di vincere un ricorso contro il Comune. Questo avrebbe comportato l’obbligo di un risarcimento da parte del Comune per una cifra (stimabile sulla base di sentenze precedenti) compresa tra 10 mila e 400 mila euro, e il rischio aggiuntivo di una segnalazione del Comune alla Corte dei Conti per danno erariale. Furbescamente, nel consiglio comunale di settembre, l’opposizione ha proposto una mozione contro l’installazione dell’antenna 5G, ma si è rifiutata di inserire una annotazione che esplicitasse questo rischio.
Sono previsti dei controlli sui livelli di emissioni elettromagnetiche da parte dell’antenna?
Si, il regolamento prevede anche dei controlli. ARPA Lombardia si è impegnata ad effettuare misure in loco dei campi elettromagnetici, successivamente all’attivazione della nuova antenna. Sarà possibile chiedere alle società telefoniche di abbassare la potenza delle antenne, nel caso in cui l’intensità registrata si avvicinasse ai livelli di attenzione.
Questo è solo l’inizio per una proliferazione di antenne sul nostro territorio?
Non possiamo escludere l’installazione di nuove antenne. Sul territorio ne esistono già diverse, sia con tecnologia 5G che precedenti. Ce ne sono un’altra a Osnago, due a Cernusco e Lomagna, otto a Merate, cinque a Carnate, una a Missaglia, Montevecchia e Ronco. In ogni caso siamo e rimarremo molto lontani dalla densità di antenne presenti in zone fortemente urbanizzate, come ad esempio Milano, Monza e Bergamo (vedi la mappa).
Ci sono dei rischi per la salute della popolazione?
In base a tutte le conoscenze scientifiche acquisite finora, i rischi sono estremamente limitati. Viviamo letteralmente immersi in campi elettromagnetici, sia di origine naturale (radiazione solare, magnetismo terrestre) che artificiale (da correnti o dispositivi elettrici). La legislazione italiana riconosce da tempo la possibilità di un “inquinamento elettromagnetico”: infatti dal 2003 esistono dei limiti stringenti sui campi elettromagnetici derivanti da attività umane, ispirati a un principio di estrema precauzione. I limiti italiani sono molto inferiori rispetto alle raccomandazioni dell’Unione Europea, che valgono nella maggioranza degli altri paesi (vedi il grafico, dove l’Italia è l’ultimo paese a destra).
Come già ricordato, la tecnologia 5G è superiore alle precedenti non solo per la quantità di dati che possono essere trasmessi, ma anche perché il segnale viene trasmesso solo nella direzione in cui c’è un dispositivo acceso e connesso in un dato momento, irradiando quindi un’area molto ristretta. Questo limita fortemente l’esposizione complessiva della popolazione a radiazioni elettromagnetiche. Chi non ha il cellulare, lo tiene spento o non lo sta usando, non è esposto alle onde emesse da un’antenna 5G.
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